Archive for the ‘Informazione’ Category

Caso Aldrovandi, in piazza a Roma contro la sentenza: poliziotti contestati in piazza dopo la sentenza.

mercoledì, Maggio 8th, 2013
L’ennesima “manifestazione vergogna”.
Ieri mattina davanti al Consiglio Superiore della Magistratura si sono presentati, da una parte, con l’ennesima manifestazione vergognosa, inutile e assolutamente idiota i sindacati di polizia del COISP, lamentandosi del fatto che “da decenni vengono concessi gli arresti domiciliari e le pene alternative a tutti i cittadini, tranne ai poliziotti”.*N.d.R

Nello specifico il sindacato indipendente di polizia contesta il fatto che a due dei quattro agenti condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio del giovane Federico Aldrovandi non sono stati concessi gli arresti domiciliari (e ci mancherebbe!!!). 

Una protesta che da più parti e alla luce di quanto accaduto a Ferrara (con il questore trasferito per aver autorizzato quella protesta), è stata vista come una “ennesima provocazione” (Nichi Vendola, Sel) e “una vergogna” (Paolo Ferrero, Prc)
Dall’altra gli esponenti del “Comitato Verità per Federico Aldrovandi” che, mostrando lo striscione con la foto di Federico massacrato dagli agenti  chiedono che i poliziotti condannati non rientrino giustamente in servizio. 
Ma soprattutto, lanciano un chiarissimo messaggio, “ovunque saranno loro ci saremo anche noi con l’immagine del volto di Federico”.

Soprattutto sono le parole di Patrizia Moretti a riecheggiare nell’ennesima giornata che non fa bene a nessuno e che ancora una volta mette in luce per quello che realmente è il corpo di Polizia: “Non mi interessa e non commento la manifestazione del Coisp: hanno già avuto tutte le risposte istituzionali possibili, e anche quelle degli altri sindacati di polizia che su questa vicenda si sono schierati tutti contro di loro. Non hanno il diritto di parlare di Federico, si vergognino per l’ennesima volta”.
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N.d.R.*Ecco su quest’ultima dichiarazione vorrei soffermarmi un’attimo:
1°: La situazione carceri in Italia è a dir poco DRAMMATICA, perciò questa è una      grandissima CAZZATA!!!
2°: Signori agenti di polizia forse vi siete scordati che il vostro mestiere è quello di: pattugliare le strade, difendere la popolazione dalla criminalità ecc…NON QUELLO DI FARE I “GIUSTIZIERI” DELLA NOTTE PICCHIANDO ED UCCIDENDO PERSONE UN PO’ DOVE CAPITA!!!
Il fatto di portare un distintivo e pistola non DEVE garantire nessuno sconto di pena, anzi l’esatto opposto.

Abbiate VERGOGNA e portate RISPETTO per quelle famiglie a cui avete tolto praticamente tutto. 
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Lucia Uva: Come è morto mio fratello Giuseppe Uva?

martedì, Aprile 23rd, 2013
Giuseppe Uva

Chi segue il mio blog sa che in passato mi sono già occupato di questa storia in più articoli, e per questo voglio condividere con voi questa petizione lanciata proprio da Lucia Uva, che ha lo scopo di chiedere che il caso sulla morte di Giuseppe venga assegnato ad un’altro P.M. che sia seriamente intenzionato a cercare la VERITA’ e fare così GIUSTIZIA. Anche perché paradossalmente ad oggi l’unica indagata dall’attuale P.M. è Lucia. 

Questo è il link diretto dal quale potrete firmare anche voi la petizione: Come è morto mio fratello #Giuseppe Uva? 

…e questo è quello che ha scritto Lucia:

Cinque anni fa mio fratello moriva a soli 43 anni, dopo essere stato fermato e trattenuto nella caserma dei carabinieri di Varese.

Nessuna indagine é stata conclusa su quanto accaduto quella maledetta notte, nessuna risposta mi è stata data sulla morte di Giuseppe, che ho visto all’obitorio con un pannolone e 78 macchie di sangue sul cavallo dei pantaloni. E a breve il processo andrà in prescrizione.

Chiedo che prima che questo succeda venga sentito il testimone di quella notte; io credo che mio fratello sia morto per pestaggio. Non è stato ascoltato infatti Alberto Biggiogero condotto in caserma insieme a mio fratello, il quale ha sempre raccontato di aver sentito le grida atroci di Giuseppe provenire dalla stanza dove era stato rinchiuso, tanto da chiamare dalla stessa caserma il 118 per chiedere un intervento.
Non mi sembra di chiedere la luna, voglio solo sapere cosa è successo a mio fratello.
Finora l’unico procedimento avviato è su di me, che presa dalla disperazione ho insultato su Facebook i due carabinieri e i sei poliziotti che al telefono ridevano di mio fratello, quella maledetta notte.

L’altro ieri c’è stato il secondo atto giudiziario in tribunale: un medico è stato assolto dall’accusa di aver somministrato dosi eccessive di ansiolitici e calmanti, un altro è stato prosciolto prima ancora che si arrivasse al rinvio a giudizio, mentre un terzo era già stato assolto dopo un processo davanti al tribunale monocratico.

Chiedo che l’indagine venga assegnata ad un altro pubblico ministero che voglia davvero cercare la verità e la giustizia.

Per favore non lasciatemi sola, voglio sapere come è morto mio fratello.

Il cambiamento

domenica, Aprile 21st, 2013
Giorgio Napolitano

Ci sono voluti quasi due mesi, dopo le elezioni di febbraio, per condurre l’Italia al punto d’incontro con il secondo golpe, promesso da Napolitano e da Monti a tutti i poteri forti internazionali alla vigilia della campagna elettorale.
In molti si supponeva che saremmo giunti al nuovo colpo di stato, attraverso le ire dei mercati ed il progredire dello spread, invece la strada scelta è stata di tutt’altra natura. Bersani e Berlusconi hanno di fatto menato per il naso gli italiani che li hanno votati, attraverso due mesi di teatrino tanto folkloristico e disordinato, quanto mirato ad ottenere l’effetto voluto. Il primo ostinandosi fintamente ad inseguire l’appoggio di Beppe Grillo, pur sapendo bene che mancava qualsiasi spazio per ottenerlo. Il secondo cavalcando l’affondamento dell’Italia (quasi le colpe del disastro fossero di un evento tellurico) ed inseguendo Bersani, fingendo di volerlo abbracciare stretto.
PD e PDL hanno passato il tempo cianciando di cambiamento e chiamando i propri elettori a manifestazioni farsa, fino ad arrivare al momento dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica…..

Giunti al punto concordato, Bersani, pur avendo la possibilità di fare eleggere fin dalla prima votazione un uomo del suo partito, nella persona di Stefano Rodotà, proposto molto generosamente da Beppe Grillo, unitamente alla promessa di quell’apertura in chiave nuovo governo a lungo (fintamente) agognata, ha detto di NO, preferendo proporre Marini con il gradimento di Berlusconi. Giunto alla quarta votazione, quando Marini avrebbe avuto i voti per venire eletto, essendo scesa la soglia, ha detto di NO anche a Marini, preferendo riesumare il cadavere politico di Romano Prodi, uno dei pochi uomini invisi a Berlusconi e pertanto destinabile a venire bruciato, mancando l’appoggio del PDL e del partito di Monti.
A questo punto i giochi erano fatti, per giustificare l’avvento del golpe. Tutti i partiti (a parte Grillo ovviamente) in fila alla corte di Giorgio Napolitano, per incoronarlo alla guida del secondo colpo di stato, così come imponevano i dettami della troika e dell’amministrazione Obama.
Basta dissidi, basta veti incrociati, basta franchi tiratori, basta distinguo, basta presidi a comando davanti a Montecitorio, basta polemiche. Tutti uniti, felici e soddisfatti, nel nome del nuovo che avanza e garantirà all’Italia un futuro prospero, sulla falsariga di quanto sperimentato negli ultimi anni.
Molto (ma proprio molto) presto anche la formazione del nuovo governo non sarà più un problema. Nessuno parlerà più di elezioni, nessuno si sentirà in difetto ad abbracciare il proprio avversario politico, nessuno si sognerà di creare problemi. Napolitano nominerà Giuliano Amato alla guida di un nuovo governo delle banche, sulla falsariga di quello guidato da Monti e tutto sarà pronto per le nuove tasse, i nuovi licenziamenti, i nuovi suicidi ed il nuovo crollo del paese.
Il cambiamento arriva a grandi passi, attenti a non rimanere disorientati. E Beppe Grillo? Fino all’ultima votazione il movimento 5 stelle ha continuato a sostenere il nome (condivisibile o meno) di Stefano Rodotà, ma a detta della vulgata si tratterebbe di un partito incoerente, inesperto e privo di senso di responsabilità. 
Buona parte della colpa di quanto accaduto verrà attribuita a lui. Voleva il cambiamento e ora che Napolitano viene ad incarnarlo non si sente in dovere di appoggiarlo? Vergogna!

FONTE: Marco Cedolin (il Corrosivo)

E’ scientifico: chi è di destra o razzista è perché ha il Q.I. basso.

sabato, Aprile 20th, 2013
un’esempio di… IDIOTI!!!

Chi da bambino presenta un quoziente intellettivo alquanto basso, crescendo, avrà maggiori possibilità di sviluppare tendenze razziste, conservatrici e pregiudizi. Questo è ciò che emerge da uno studio condotto dalla Brock University nell’Ontario, Canada.
Interessante ricerca quella condotta dalla Brock University nell’Ontario, Canada, e pubblicata sulla rivista Psychological Science. Dagli studi è infatti emerso che chi da bambino presenta un quoziente intellettivo alquanto basso, crescendo, avrà maggiori possibilità di sviluppare tendenze razziste, conservatrici e pregiudizi.
Lo studio è stato condotto su un campione di oltre 15mila britannici, il cui Q.I. è stato misurato da bambini, a 10 o 11 anni, e il cui livello di razzismo e conservatorismo è stato analizzato a 30 o 33 anni di età.

Ebbene, la percentuale di persone il cui quoziente intellettivo era risultato più basso da bambini, nei test hanno aderito in maggior percentuale rispetto agli altri ad affermazioni quali “La vita di famiglia soffre se una madre lavora a tempo pieno”, “Non lavorerei con persone di razze diverse dalla mia”, “La scuola dovrebbe insegnare ai bambini a obbedire all’autorità”.
Il professor Gordon Hodson, autore e responsabile dello studio ha spiegato: “Quello che è emerso è un ciclo vizioso, in cui le persone con basso Q.I. vivono intorno a ideologie conservatrici, che formano resistenze al cambiamento, e dunque pregiudizi”. Secondo il professore le persone “meno intelligenti” svilupperebbero tendenze maggiormente conservative a causa di strutture ed ordini più facili da capire rispetto alla complessità che li circonda.
CIO’ SPIEGA TANTE TANTE COSE. Cose che già sapevamo empiricamente e che ora la scienza conferma.

N.B. ora siamo ancor più legittimati a chiamarli IDIOTI !!!

Chi è Emma Bonino? Ce lo ricorda Marco Travaglio.

sabato, Aprile 6th, 2013


In vista di una candidatura al quirinale come possibile presidente della repubblica, MarcoTravaglio, nell’editoriale di questa mattina ripercorre la carriera politica di Emma Bonino.
 

Voglio così riproporvi l’articolo integrale tratto da “Il Fatto Quotidiano” del 06/04/2013 che ci da, a parer mio, un bellissimo quadro su Emma Bonino…
…tanto per ricordarcelo.

Molti italiani vorrebbero Emma Bonino al Quirinale. Perché è donna, perché è competente, perché è onesta e mai sfiorata da scandali, perché ha condotto battaglie spesso solitarie per i diritti civili e umani e politici in tutto il mondo, forse anche perché è sopravvissuta a Pannella e perfino a Capezzone. Insomma, un sacco di ottimi motivi, tutti veri e condivisibili. Ma della sua biografia, in questo paese dalla memoria corta, sfuggono alcuni passaggi politici che potrebbero indurre qualcuno, magari troppo giovane o troppo vecchio per ricordarli, a cambiare idea e a ripiegare su candidati più vicini al proprio modo di pensare. A costo di essere equivocati, come ormai accade sempre più spesso, complice il frullatore del web, li ricordiamo qui per completezza dell’informazione, convinti come siamo che di tutti i candidati alle cariche pubbliche si debba sapere tutto. “Conoscere per deliberare”, diceva Luigi Einaudi, cuneese come lei. Nata 65 anni fa, la Bonino è stata parlamentare in Italia sette volte e in Europa tre volte, a partire dal lontano 1976. Da sempre radicale, si è poi candidata nel ’94 con Forza Italia fondata da Berlusconi, Dell’Utri, Previti & C., e col centrodestra berlusconiano è rimasta alleata, fra alti e bassi, fino alla rottura del 2006, quando è passata al centrosinistra.
Ha ricoperto le più svariate cariche: deputata, senatrice, europarlamentare, commissario europeo, vicepresidente del Senato, ministro per gli Affari europei nel governo Prodi. Ed è stata candidata a quasi tutto: presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidente delle Camere, ministro degli Esteri e della Difesa, presidente della Regione Piemonte e della Regione Lazio, alto commissario Onu ai rifugiati, rappresentante Onu in Iraq, addirittura a leader del centrodestra (da Pannella, nel 2000). Nel ’94, quando si candidò per la prima volta con B., partecipò con lui e la Parenti a un comizio a Palermo contro le indagini su mafia e politica. Poi, appena eletta, fu indicata dal Cavaliere assieme a Monti come commissario europeo. Il che non le impedì di seguitare l’attività politica in Italia, nelle varie reincarnazioni dei radicali: Lista Sgarbi-Pannella, Riformatori, Lista Pannella, Lista Bonino. Nel ’99 B. la sponsorizzò per il Quirinale, anche se poi confluì su Ciampi. 
Ancora nel 2005, alla vigilia della rottura, la Bonino dichiarava di “apprezzare ciò che Berlusconi sta facendo come premier” (una legge ad personam dopo l’altra, dalla Gasparri alla Frattini, dal lodo Schifani al falso in bilancio, dalla Cirami alle rogatorie alla Cirielli) e cercava disperatamente un accordo con lui. Sfumato il quale, scoprì all’improvviso i vizi del Cavaliere e le virtù di quelli che fino al giorno prima lei chiamava “komunisti” e “cattocomunisti”. Molte delle sue battaglie, referendarie e non, coincidono col programma berlusconiano: dalla deregulation del mercato del lavoro (con tanti saluti allo Statuto dei lavoratori, articolo 18 in primis) e contro le trattenute sindacali in busta paga. Per non parlare del via libera alle guerre camuffate da “missioni di pace” in ex Jugoslavia, Afghanistan e Iraq. E soprattutto della giustizia: separazione delle carriere, amnistia, abolizione dell’azione penale obbligatoria, responsabilità civile delle toghe e no all’arresto per molti parlamentari accusati di gravi reati: perfino Nicola Cosentino, imputato per associazione camorristica. Alle meritorie campagne contro il finanziamento pubblico dei partiti, fa da contrappunto la contraddizione dei soldi pubblici sempre chiesti e incassati per Radio Radicale. Nel 2010 poi la Bonino fece da sponda all’editto di B. contro Annozero : il voto radicale in Vigilanza fu decisivo per chiudere i talk e abolire l’informazione tv prima delle elezioni. Con tutto il rispetto per la persona, di questi errori politici è forse il caso di tenere e chiedere conto.

NUTELLA: 3 milioni di multa negli U.S.A. è nociva alla salute.

giovedì, Marzo 7th, 2013

Nell’ esperimento,mettono un barattolo di nutella sotto il sole per far sciogliere l’olio contenuto all’interno,e mettono l’olio in un bicchiere per farlo vedere -L’olio di palma e l’olio di palmisto sono composti di acidi grassi, esterificati con glicerolo come ogni normale grasso. Entrambi contengono un’alta quantità di acidi grassi saturi, circa il 50 e 80% rispettivamente.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’olio di palma potrebbe avere effetti negativi sulla nostra salute a causa del suo elevato contenuto di grassi saturi .Tra gli altri l’ olio di palma, più simile all’ oliva se «colorato», molto usato perché più economico proprio nelle friggitorie e nei fast food. La Nutella non fa bene alla salute”. Ferrero risarcisce i consumatori americani-la Ferrero, il colosso di Alba che la produce, ha appena chiuso una class action negli Stati Uniti davanti ai tribunali di Trenton nel New Yersey e San Diego in California, impegnandosi a pagare un totale di 3 milioni di dollari ai consumatori americani che avranno i requisiti per insinuarsi nella causa. Alla causa si sono aggiunti anche altri consumatori, cui andranno 2,5 dei 3 milioni del risarcimento. Il giudice ha infatti stabilito che chiunque possa dimostrare di aver acquistato un barattolo di Nutella negli Stati uniti tra il 2008 e il 2012 è legittimato a presentare denuncia, entrando così nella class-action.
Oltre al risarcimento, la Ferrero dovrà cambiare la campagna pubblicitaria americana e modificare l’etichetta per evidenziare il livello di grassi e zuccheri presenti in un barattolo.

FONTE:informarexresistere

Processo Operazione IXODIDAE: assolti tutti gli anarchici imputati.

mercoledì, Febbraio 27th, 2013

Tutti assolti per non aver commesso il fatto gli otto Anarchici coinvolti nell’operazione Ixodidae (zecca). I militanti erano stati accusati di associazione sovversiva con finalità di eversione dell’ ordine democratico.

Sono stati tutti assolti per non aver commesso il fatto gli anarchici coinvolti nell’operazione Ixodidae (letteralmente “zecca”, termine dispregiativo usato negli ambienti di destra per riferirisi a persone di sinistra).
Gli otto militanti erano stati accusati di associazione sovversiva con finalità di eversione dell’ ordine democratico. Ixodidae, un’operazione durata quasi 3 anni (le indagini sono iniziate il 6 ottobre 2009 e hanno avuto termine il 21 agosto 2012) e che ha richiesto un’impiego di risorse notevoli durante le indagini per provare a dimostrare che la compagine roveretana fosse davvero un gruppo organizzato con lo scopo di sovvertire l’ordine democratico. Infatti sono state oltre 10mila le intercettazioni ambientali effettuate e passate al vaglio, 92mila le ore di riprese video analizzate, 148.990 i contatti telefonici, 18.000 le comunicazioni telematiche intercettate, 80 gli eventi giudiziari presi in considerazione di cui 28 sono stati considerati nell’ ambito di questo procedimento. Il tutto conclusosi con 8 assoluzioni.

Aldrovandi l’ora della verità, rischiano il carcere i quattro poliziotti.

venerdì, Gennaio 18th, 2013
Federico Aldrovandi

Martedì la decisione sugli agenti condannati dopo la morte di Federico, il diciottenne di Ferrara ucciso a settembre del 2005. Qualunque sia la decisione lasceranno il servizio.

Martedì prossimo sarà un giorno cruciale per i quattro poliziotti condannati dopo la morte di Federico Aldrovandi, il diciottenne di Ferrara ucciso nel settembre del 2005 durante un duro intervento in strada di una pattuglia del 113. La Cassazione, nel giugno scorso, ha confermato per i quattro agenti ancora in servizio la condanna a tre anni e sei mesi e ora arriva l’ultimo atto di una storia sventurata. Il Tribunale di sorveglianza di Bologna presieduto da Francesco Maisto ascolterà i quattro agenti e dovrà decidere la loro sorte: la via del carcere oppure, accogliendo le richieste dei difensori, l’affidamento in prova ai servizi sociali o, come misura intermedia, la detenzione domiciliare. Quale che sia la decisione, comunque, è evidente che i quattro agenti — Enzo Pontani, Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri — dovranno lasciare il servizio, perché anche il più lieve affidamento in prova, con quello che comporta come impegno oltre che come immagine che confligge con la figura di un rappresentante delle istituzioni, non potrà essere compatibile con il servizio attivo.Tra gli impegni spettanti a coloro che sono affidati ai servizi sociali c’è anche quello di svolgere lavori socialmente utili o riparatori nei confronti delle vittime. È plausibile che il Ministero li sospenda per i sei mesi che durerà la loro pena, quale che sia: solo sei mesi perché grazie all’indulto tre anni sono stati condonati. Si è arrivati a questo stadio
giudiziario della triste vicenda dopo che, il 30 luglio scorso, i poliziotti hanno ricevuto un ordine di carcerazione, ma con la decisione del pubblico ministero di sospenderne l’esecuzione per dare agli avvocati modo di chiedere misure alternative al carcere. E’ quello che era successo anche per il caso del direttore del Giornale Alessandro Sallusti.

FONTE: Repubblica.it di  Luigi Spezia

Adozioni “gay”, il no dei cattolici: prove tecniche di disonestà intellettuale

lunedì, Gennaio 14th, 2013

Ancora polemiche sulla sentenza che affida un bambino alla mamma lesbica. I benpensanti stilano la patente di genitore incentrata sull’orientamento sessuale.

La sentenza della Cassazione che ha confermato l’affidamento esclusivo di un bambino alla madre, convivente con un’altra donna, ha iniziato come prevedibile a far discutere. Le prime reazioni sono arrivate dal mondo cattolico, che reclama come unico alveo familiare possibile per un minore quello formato da una donna (la madre) e un uomo (il padre). Le gerarchie cattoliche e la stampa a loro vicina incentrano la critica sul diritto del bambino alla bigenitorialità tacciando la sentenza della Suprema Corte di considerare “il bambino come soggetto manipolabile, attraverso sperimentazioni che sono fuori della realtà naturale, biologica e psichica, umana”(Carlo Cardia su Avvenire del 12 gennaio) e di avallare “l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali” che “porta il bambino a essere una sorta di merce” (arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Dicastero vaticano per la famiglia). Non sono mancate, sulla stampa tutta, interviste a psicoanalisti e psicologi dell’età evolutiva tra i quali vige una variegata gamma di approcci proprio perché, come indica correttamente la sentenza, “si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino”.Intanto è da rilevare, per smontare la crescente strumentalizzazione del caso, che la sentenza non parla di adozione gay né di omogenitorialità: il bambino in questione ha un padre col quale continuerà a vedersi con cadenza quindicinale, ma è stato affidato alla madre che convive con la sua compagna. D’altronde alle esagerazioni siamo abituati da tempo: l’aborto e l’eutanasia, per il mondo cattolico, sono omicidi, le coppie gay un attentato alla famiglia tradizionale e ora affidare un bambino a una madre lesbica significa consentire le adozioni omosessuali.
Detto ciò, viene spontaneo osservare che la tutela del minore e del suo diritto a crescere in un ambiente sano venga affrontata solo quando passa dalle aule di un tribunale. E allora ognuno crede di poter dire cosa è giusto o sbagliato, pontificando su questioni “morali” che con la legge nulla hanno a che vedere. Un problema di diritto, cioè, si trasforma in un referendum etico.
Se la domanda “è giusto che un bambino venga affidato alla madre se questa convive con un’altra donna?” è lecita, allora lo sono tante altre. E tutte riguardano la salute psicologica del bambino. Vuol dire che la legge dovrebbe intervenire in tutti quei casi in cui si teme una “manipolazione”, per dirla con Avvenire, del minore o un impatto negativo sulla sua crescita. Eppure, per le famiglie “normali”, cioè formate da un uomo, una donna e relativa prole, nessuno si preoccupa dell’educazione dei figli. Non se ne preoccupano i tribunali, non se ne preoccupa l’opinione pubblica. Ma all’interno di queste famiglie esistono anche genitori litigiosi, assenti, violenti, anaffettivi o irresponsabili, genitori che riversano aspettative o malesseri sui figli, genitori che li usano come arma di ricatto nei confronti del coniuge (o ex); persone, in altri termini, inadeguate al loro ruolo che producono danni indelebili nella progenie. La sacralità dell’alveo in cui si muovono, però, li esime da ogni forma di giudizio.Sindacare su cosa sia giusto e cosa sbagliato per la crescita di un bambino porta a discorsi pericolosi. Ammettendo per un attimo che i parametri di valutazione siano univoci, se esistono situazioni “buone” e “cattive” in cui allevare un figlio allora esistono anche genitori capaci e incapaci. E ancor prima, persone adeguate ad avere figli e persone che non lo sono. E questo indipendentemente dalla formalizzazione familiare (matrimonio, convivenza omo o etero, separazione). Chi strumentalizza la sentenza della Cassazione dovrebbe, per logica, proporre un esame per diventare genitore, una specie di patente, magari da rinnovare ogni anno, che attesti l’idoneità dell’individuo ad assumersi l’onere intellettivo, emotivo, psicologico ed economico della crescita di un figlio. Chi non superasse l’esame non potrebbe mettere al mondo figli e, se ce li ha già, dovrebbero essergli tolti per affidarli a genitori più degni. Questo, per assurdo, è lo scenario che si prospetta se si attribuisce alla sentenza un valore morale.
Ma c’è di più. La fecondazione eterologa, vietata in Italia dalla legge 40 ma possibile in tutti i paesi più evoluti del nostro, consente a ogni donna single o lesbica che lo desideri – e possa permettersi il viaggio – di diventare madre. E nel secondo caso magari assieme alla sua compagna. Cosa propongono su questo i difensori dei diritti dell’infanzia? Un intervento legislativo? La sterilizzazione obbligatoria delle donne non regolarmente coniugate?
La riproduzione è un diritto dell’individuo, che sia eterosessuale, omosessuale, intelligente, stupido, grasso o magro. Che sia all’altezza del mestiere più difficile del mondo, quello di genitore, o non lo sia. Entrare di violenza, e per legge, in un ambito così delicato e soggettivo porterebbe ad aberrazioni vicine a quell’eugenetica contro la quale si urla, quasi sempre a sproposito, nel mondo cattolico.
Se nulla si può fare per quei disagi latenti e mai denunciati che subiscono molti figli a causa di genitori inadatti seppur eterosessuali, molto, invece, è possibile per agevolare minori che, integralisti nostrani nolenti o volenti, hanno due genitori dello stesso sesso o vivono in famiglie omoparentali. Perché il problema è solo culturale e la discriminazione che ne consegue non è “naturale”, bensì generata da chi la brandisce come arma per salvaguardare valori ormai obsoleti in una società che cambia.
Ecco perché la sentenza della Cassazione, in questo senso, è importante. Non entra nel merito del tipo di affettività dei genitori ma si limita a giudicarli per quello che sono nel contesto: una madre e un padre che si contendono un figlio. Al quale bisogna dare, come in tutte le separazioni, il massimo della tutela giuridicamente possibile.
FONTE: Articolo tratto da Informare per Resistere scritto da: Cecilia M. Calamani.

Sul corpo di Cucchi “c’è sangue dappertutto”.

lunedì, Dicembre 10th, 2012
Sul corpo di Cucchi “c’è sangue dappertutto”
Ilaria Cucchi
Le parole scritte nero su bianco dalla sorella Ilaria: “Ora non si potrà più negare che abbia subito un feroce pestaggio”
 
Dopo una breve pausa, passata in giro per l’europa, oggi ritorno.
In realtà, avrei voluto intervenire con i miei articoli tantissime altre volte, ma ho deciso di ripartire da qui.
In primo luogo perchè del caso Cucchi mi sono occupato tante altre volte, e in secondo luogo perchè FORSE, finalmente si scorge un piccolo bagliore in fondo al tunnel della giustizia, che in Italia, sembra essere infinito.
 
Riporto di seguito l’articolo della sorella di Stefano Cucchi, pubblicato su Huffington Post Italia:
 
Milano. Sant’Ambrogio.
La città è deserta per la festa del patrono. Io e mio padre siamo qui in piedi all’Istituto di medicina legale mentre professori consulenti e periti osservano al microscopio il corpo di mio fratello.

E’ la riunione dove si esaminano i prelievi effettuati sulla colonna vertebrale di Stefano. L’ultima prima della perizia che verrà consegnata il prossimo 12 dicembre, in vista dell’udienza in Corte di Assise nell’aula bunker di Rebibbia che sarà celebrata il prossimo 19 dicembre. L’atmosfera è tesa.

Vedo le espressioni soddisfatte dei miei consulenti e percepisco l’imbarazzo di altri.

Stefano Cucchi
“C’è sangue dappertutto”, dicono i miei consulenti, alcuni annuiscono, altri tacciono.

Le ossa della colonna vertebrale di mio fratello sono piene di sangue, il quale invade anche il canale midollare. Ora non si potrà più negare che abbia subito un feroce pestaggio. l3, l5, s4 sono sigle che vogliono dire fratture, che vogliono dire dolore, che vogliono dire sofferenza, che vogliono dire morte.

Io lo vedo mio fratello in quelle condizioni, e osservo mio padre di fianco a me col cappotto, con le mani in tasca e lo sguardo basso perso nel vuoto.

Uno dei miei consulenti polemicamente si rivolge a qualcuno e dice: “l5 non è una frattura da bara, vero professore?”. “Non è una frattura da bara, vero professore?”, ripete più volte. Il professore è in imbarazzo, ha lo sguardo basso e ammette : “E’ vero, non lo è”.

Ora, se si vuol dare la colpa soltanto ai medici per quanto è successo al Pertini, sostenendo che le botte non c’entrano, bisogna affermare che se Stefano si fosse ricoverato per sbaglio il 17 ottobre stendendosi da solo su quel letto, sarebbe morto comunque e nello stesso modo.

Oppure occorre sostenere che un malato defedato, in pessime condizioni di salute, puó essere indifferente a traumi e fratture alla colonna vertebrale che gli vengano procurati prima della sua morte.

Siamo qui io e mio padre e il pensiero è unico. Quanta fatica ci chiede lo Stato per dover dimostrare ciò che è ovvio per tutti.