No Tav: Manganellate, insulti e palpeggiamenti da parte delle forze dell’ordine ai danni di un’attivista [VIDEO]

Luglio 22nd, 2013 by Matteo infoLab0.1

No Tav, la denuncia dell’attivista pisana: “Manganellate, insulti e palpeggiamenti da parte delle forze dell’ordine”



Marta “NoTav” Camposana
“Da quando mi hanno fermata a quando mi hanno portata all’interno del cantiere sono stati dieci minuti di follia. Ho ricevuto una manganellata in faccia, mi hanno toccata nelle parti intime e mi hanno insultata”. A parlare, durante la conferenza stampa organizzata dal movimento No Tav a Susa (Torino), è Marta Camposana, attivista pisana di 33 anni che è stata denunciata per resistenza.



“Le forze dell’ordine – ha raccontato – ci hanno chiusi con due cariche e bersagliati con una pioggia di lacrimogeni. Poi sono stata colpita da una manganellata alle spalle e trascinata a terra. Una volta nel cantiere ho detto che avevo bisogno di un medico, ma mi hanno nuovamente insultata e portata al pronto soccorso soltanto quattro ore dopo, alla fine delle procedure in questura, dove mi hanno denunciata solo perché avevo del Maalox e dei limoni per contrastare i lacrimogeni”.

“Gli arrestati della scorsa notte sono degli eroi”, ha sostenuto poi Nicoletta Dosio, portavoce del movimento No Tav, durante la conferenza stampa successiva agli scontri al cantiere di Chiomonte. ”Ero presente anche io – ha aggiunto – e le forze dell’ordine hanno sparato lacrimogeni ad altezza d’uomo anche sulla gente che defluiva. E’ stata usata violenza inaudita. Oggi siamo qui per dire basta”. Secondo Dosio, i pubblici ministeri Andrea Padalino e Antonio Rinaudo erano presenti all’interno del cantiere “soltanto per convalidare arresti già decisi”.

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FONTE

Ci siamo: L’Italia è ufficialmente in vendita

Luglio 21st, 2013 by Matteo infoLab0.1

Il Ministro Saccomanni, da Mosca dove partecipa al G-20, con un’intervista a Bloomberg TV, fa sapere al mondo che siamo pronti a vendere tutto quello che ci è rimasto: Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Ferrovie, Fincantieri e reti di tubi, cavi, fili ottici, ecc. (Telekom, Saipem, Terna,ecc…).




Il tutto per ridurre d’un tratto una quota consistente di debito pubblico. La pressione del debito sull’Italia arriva al suo obiettivo principe, denudare il paese del controllo delle sue imprese strategiche ancora in parte in mano pubbliche e regalarle al mercato globale, alla ricerca insaziabile di commodities tariffarie permanenti con cui spennare i cittadini nei prossimi decenni e, dall’altra parte, per cancellare gli ultimi residui di sovranità reale e politica del paese.

La colonizzazione dell’Italia sta concludendosi con il più classico degli esiti delle procedure da indebitamento previste dai manuali neoliberisti di area anglosassone, già sperimentati in ripetute occasioni nel corso degli ultimi 30 anni a discapito dei paesi dell’est Europa e del sud del mondo.

Il bel boccone sta per essere ingoiato grazie alla collaborazione attiva e fattiva della fraziona nazionale della grande borghesia globale (economico-politica), di cui il governo di larghe intese con a capo il giovane pupillo di Bilderberg e Trilaterale (che succede al professore –tecnico- di Bilderberg e Trilaterale), è l’espressione mondana e volgarizzata ad uso delle masse.

D’altra parte, se andate a rileggervi le intenzioni del giovane Letta in tempi non sospetti, vedrete che il progetto è in campo da tempo e che non è affatto casuale che proprio lui sia stato nominato premier.

La nuova colonia del sud Europa, con le spalle al muro per non aver saputo reagire alle pressioni in atto da anni e per non aver avuto la forza di far pagare il debito a chi lo ha prodotto e a coloro che ci si sono arricchiti, devolve ora il suo residuo patrimonio agli stessi soggetti: usurai internazionali e nazionali e coloro che vi orbitano attorno come satelliti locali acquisiranno i beni; con i loro introiti pagheremo gli interessi sul debito agli stessi soggetti centrali e periferici che “compreranno” le quote in vendita. Una partita di giro colossale e definitiva che cancella un patrimonio costruito con il lavoro di 4 e passa generazioni di italiani.

Parallelamente, come conseguenza di queste scelte e a seguito delle enormi ristrutturazioni che avverranno sul corpo dei beni pubblici, sarà ulteriormente attaccato il patrimonio privato delle famiglie: case e compagnia bella, già per altro abbondantemente a rischio.

C’è pochissimo tempo per tentare di opporsi a questo disegno che altrimenti conformerà il futuro delle prossime generazioni: al contrario di quanto sostiene l’anziano duce, bisogna tentare di far saltare il governo Letta e scomporre le deboli forze che lo sostengono. Non è operazione impossibile se i movimenti sociali  riprendono con convinzione il centro della scena.

1°      Bisogna essere coscienti e comunicare chiaramente alla gente che i nomi di queste grandi imprese (al di là della loro gestione spesso malsana attuata dalla politica) sono ciò che il lavoro italiano ha realizzato nel corso del ‘900.

2°     Che il debito deve essere immediatamente ricontrattato e ridotto facendo pagare gli speculatori e gli usurai e coloro che hanno contribuito a farlo crescere (evasione fiscale che possiede gran parte di questo debito) con una patrimoniale secca in grado di recuperare almeno la metà di quanto si sono appropriati negli ultimi 30 anni.

3°      Bisogna uscire dai parametri posticci elaborati in sede EU e dai diktat della Troika proprio per mettere sul lastrico interi paesi e invece rilanciare l’occupazione attraverso massicci investimenti pubblici.

4°     Bisogna predisporci ad un default controllato in grado di portarci dietro tutti coloro (singoli poteri e paesi) che intendono profittare dalla crisi italiana e del sud Europa. Non è mai stato così adeguato l’antico detto “muoia Sansone con tutti i Filistei”.



Se saremo in grado di far questo daremo un contributo storico non solo al nostro paese, ma anche all’Europa e al mondo.

FONTE

Bologna: 41 facchini licenziati, reintegrati dopo le proteste

Luglio 20th, 2013 by Matteo infoLab0.1
La soluzione, ottenuta in seguito a numerose settimane di manifestazioni, prevede l’inserimento di 23 operai in diversi magazzini a tempo indeterminato. Entro il 30 settembre inoltre, le parti si incontreranno per studiare un percorso per il ricollocamento degli altri operai in cassa integrazione.




E’ fumata bianca per i 41 facchini licenziati dal consorzio SGB, protagonisti degli scioperi alla Centrale del Latte di Bologna. Dopo mesi di blocchi, proteste e trattative con i vertici dell’azienda, che in appalto gestisce i magazzini della Granarolo, si è trovato un accordo in grado di risolvere “le questioni più urgenti per i lavoratori migranti”, lasciati a casa “per aver manifestato”.
“Grazie ad un confronto telefonico con il Prefetto – racconta Aldo Milani, coordinatore nazionale del Si Cobas – siamo arrivati a una proposta che prevede l’inserimento di 23 operai in diversi magazzini a tempo indeterminato”, con una posizione contrattuale analoga a quella che avevano presso le cooperative per le quali lavoravano, Global Logic, Planet Log e Work Project, “superando quindi il periodo di prova previsto a inizio rapporto di lavoro”. Inoltre, continua Milani, “è stato formulato l’impegno a incontrarsi entro il 30 settembre per verificare un percorso per il ricollocamento degli altri operai ancora in cassa integrazione in deroga”. Ai facchini verrà riconosciuto il pagamento della retribuzione dalla data del licenziamento al reintegro con l’accesso alla cassa integrazione in deroga al 1° luglio e, “cosa estremamente importante, senza nessun accordo tombale sul pregresso, che riguarda somme che superano le 20.000 euro ad individuo”.

“Un bel risultato” commenta il sindacato di base, specie se si considera che “nel corso della prima trattativa in prefettura, il testo che ci era stato presentato dall’azienda e dai sindacati confederali si limitava ad accusare i lavoratori di disordini, stravolgendo la realtà dei fatti e imputando il loro licenziamento a una questione di ordine pubblico”. E se si tiene conto che i due mesi previsti dalla normativa per attivare la cassa integrazione successiva al licenziamento stavano ormai per scadere. Al quarto confronto in Prefettura, “la proposta che ci hanno presentato poneva l’accento sul fatto che si doveva arrivare ad accettare un patto tombale sul pregresso in cambio di 1.000 euro, 12 rientri in altri magazzini al di fuori della Granarolo e, soprattutto, che se non si accettava l’esito di tale “confronto” non si poteva accedere alla cassa integrazione, visto che mancavano pochi giorni alla scadenza dei termini previsti per attivare tale strumento. Siamo riusciti a ottenere condizioni migliori, ma visto il tempo limitato a disposizione abbiamo deciso di firmare”.

E sancire così il “lieto fine” nel quale 51 lavoratori – i 41 licenziati e i 10 messi in cassa integrazione “quando l’azienda si è accorda di non aver spedito loro le lettere di licenziamento” – manifestazione dopo manifestazione, non avevano mai smesso di sperare: qualcuno di loro, del resto, ha il permesso di soggiorno per vivere in Italia, e senza lavoro finirebbe per perderlo. La disoccupazione, quindi, non se la può permettere. Qualcun altro, poi, ha famiglia, bambini da mantenere, “da mandare a scuola”. L’accordo, a cui il prefetto di Bologna Angelo Tranfaglia ha chiesto a tutte le parti interessate “di tenere fede”, è una boccata d’aria fresca. “Finalmente – sorridono i facchini nel ricevere la notizia – torneremo a lavorare”.

La battaglia dei lavoratori della logistica era iniziata qualche mese fa, quando i dipendenti di Global Logic, Planet Log e Work Project, cooperative della SGB, si erano trovati in busta paga una trattenuta del 35% dello stipendio, per “stato di crisi”. Una trattenuta approvata in assemblea dalla maggioranza dei lavoratori, ma da alcuni ritenuta “troppo cara” tanto che, subito dopo, erano iniziate le proteste. Ai blocchi davanti ai cancelli della Centrale del Latte di Bologna e agli scioperi portati avanti dai lavoratori, affiancati da Cobas e da Crash, a ritmi serrati, però, l’azienda aveva deciso di rispondere inviando le lettere di licenziamento. Alcuni facchini, a quel punto, dopo essersi scusati, erano stati successivamente reintegrati ma i 51 interessati dall’accordo avevano deciso di “non cedere”. Continuando, settimana dopo settimana, a protestare contro licenziamenti che il Cobas aveva definito “politici”, e anche contro il parere della commissione nazionale di garanzia sugli scioperi, che aveva equiparato le manifestazioni all’interruzione del pubblico servizio. “La nostra categoria lavora duramente, ci spacchiamo la schiena nei magazzini dove transita la merce che finisce nei supermercati, eppure siamo invisibili – racconta Abdel Ghani, ex dipendente della SGB, licenziato per aver scioperato – il padrone ha inventato una fantomatica crisi che però sui bilanci non c’è, mentre sulla busta paga si è tradotta in un meno 35% di stipendio. Circa 600 euro in meno ogni mese. E quando abbiamo alzato la testa prima siamo stati sospesi, poi cacciati. E pensare che Granarolo e Coop Adriatica sono due fiori all’occhiello della sinistra di questa città, storicamente rossa”.

E alla fine, la loro battaglia l’hanno vinta. Perché dopo una lunga trattativa tra azienda, sindacati e prefetto, infine, l’accordo è stato siglato e presto, tutti i facchini potranno tornare a lavorare. “Avremmo anche potuto continuare a lottare per ottenere l’immediato ricollocamento di tutti i lavoratori coinvolti, anche perché come si è dimostrato, è solo tramite la protesta che la situazione è in via di risoluzione – sottolinea Milani – ma se non avessimo firmato avremmo rischiato di non riuscire ad attivare la cassa integrazione. La nostra priorità, ora, sarà quella di trovare una soluzione per gli altri lavoratori”.

Contemporaneamente, poi, Cobas ha annunciato che avvierà una vertenza legale contro CTL per ottenere la “restituzione di quell’1,2 milioni di euro decurtati illegalmente dalle buste paga dei facchini”: “Il buco che motiva il taglio del 35% degli stipendi dei lavoratori della logistica è stato contratto dalle cooperative con le banche e non è giusto che a farne le spese siano i facchini, che già guadagnano stipendi bassi a fronte di turni da 12 ore al giorno. Per questo ieri abbiamo raccolto le firme dei lavoratori che ci hanno dato mandato e nei prossimi giorni invieremo il documento al giudice”. La vertenza, spiega Milani, “sarà contro CTL, l’azienda committente, perché è inutile attivarla contro tre cooperative in crisi che non pagheranno mai”.

di – Annalisa Dall’olio – 


FONTE: Il Fatto Quotidiano

India: 23 i bambini morti avvelenati, folla attacca polizia [VIDEO]

Luglio 18th, 2013 by Matteo infoLab0.1

La folla attacca un posto di polizia dopo la morte per avvelenamento di 23 bambini che avevano mangiato un pasto offerto da una mensa scolastica. Tre poliziotti e due contractor uccisi in un attacco della guerriglia maoista.


Avvelenati da un insetticida finito nei pasti della mensa della loro scuola: almeno 23 bambini sono morti intossicati nel giro di 24 ore, in un bilancio ancora provvisorio, dopo aver mangiato in una mensa scolastica dello stato del Bihar, nel nord-est dell’India, mentre un’altra trentina é ancora ricoverata in ospedale, fra cui alcuni in gravi condizioni. 

Una tragedia che a scatenato la rabbia di genitori e residenti, che sono scesi in piazza scagliandosi contro la polizia e distruggendone una postazione e alcune auto (nella foto). 


Le cause dell’intossicazione che ha colpito circa 50 allievi dai 4 ai 12 anni nel villaggio di Dharmasati Gandaman, nel distretto di Saran, sono ancora sconosciute. Ma si ipotizza che potrebbe essere stato un insetticida o un pesticida mescolato nel cibo. I bambini sono stati colpito da conati di vomito e forti convulsioni dopo il pranzo cucinato a scuola. Alcuni sono morti dopo atroci sofferenze prima di arrivare dall’ospedale. Un padre in lacrime ha raccontato a una tv privata che il figlio “é tornato a casa piangendo in preda a forti dolori allo stomaco”. I medici hanno somministrato un antidoto all’atropina, sostanza usata contro i veleni, ma per molti non c’é stato nulla da fare. La cuoca, ricoverata anch’essa con gli stessi sintomi di avvelenamento, ha detto ai giornalisti di aver sentito un “forte odore cattivo” nell’olio di senape usato per friggere. 
Il pasto, di riso e lenticchie, fa parte di un programma nazionale di assistenza alimentare chiamato “Mid-day Meal Scheme” e che ha l’obiettivo di combattere la malnutrizione che colpisce ben il 47% dei bambini indiani. La polizia ha aperto un’inchiesta per accertare le cause, mentre le autorità del Bihar, uno degli stati più poveri e arretrati dell’India, ha annunciato un risarcimento di 200 mila rupie (circa 2.500 euro) ai familiari. 
Ma il ministro dell’Istruzione P.K. Shahi insinua il complotto e il sospetto che l’avvelenamento dei bambini avesse lo scopo di gettare discredito sul governo locale. Ha poi affermato che il marito della direttrice della scuola “é vicino a un leader politico”. Subito dopo la tragedia alcuni partiti hanno inscenato manifestazioni di protesta contro il “chief minister” Nitish Kumar, un leader emergente nel panorama politico indiano, chiedendo la sua testa. Incidenti del genere sono abbastanza frequenti nelle scuole indiane a causa delle precarie condizioni igieniche delle cucine, di prodotto avariati e soprattutto della mancanza di controlli. Proprio ieri, nel distretto di Madhubani, sempre in Bihar, una cinquantina di scolari sono finiti all’ospedale con un forte mal di pancia dopo aver mangiato a scuola. E’ stato poi scoperto che nelle pentole del loro pasto gratuito c’erano delle lucertole morte.
Nel Bihar, invece, cinque poliziotti sono stati uccisi ieri dai guerriglieri maoisti nel corso di uno scontro a fuoco. Secondo l’agenzia di stampa Pti oltre 200 combattenti ‘naxaliti’ hanno lanciato un attacco contro un cantiere nel distretto di Aurangabad. Le vittime sono tre agenti di polizia e due ‘contractor’ privati di una società che sta costruendo un ponte sul fiume Belaru. I guerriglieri hanno anche piazzato delle cariche esplosive e le hanno fatte esplodere. 

VIDEO: [link#1 ] –  [link#2]
                

FONTE

IMPORTANTE! Mandiamo a casa Calderoli, firma anche tu la petizione

Luglio 16th, 2013 by Matteo infoLab0.1

Vorrei attirare un’attimo la vostra attenzione e girarvi il link per firmare la petizione pubblicata su CHANGE.ORG, per mandare a casa il “ministro”(?) Calderoli.


Mancano poche firme 12.000 circa e il procedimento per farla vi ruberà solo pochi minuti.

E’ importantissimo che tutti firmiate. Qui sotto vi giro il testo della petizione che comunque compare anche sul sito e il link per potervi recare su CHANGE.ORG e firmare.
Ringrazio tutti anticipatamente. 

Le battute di Calderoli contro la ministra Kyenge (“sembra un orango”) sono la spia di una sub cultura razzista per troppo tempo accettata o derubricata a “eccessi verbali”. Nelle sue parole, come sempre, traspare l’odio per la ministra Kyenge, che ha il doppio torto di essere donna e di non avere la pelle bianca. Questa spirale va ora stroncata. Ci auguriamo che già alla prossima seduta del Senato sia posta la richiesta di far dimettere questo signore, quantomeno dalla carica di vicepresidente del Senato e che siano disertate le sedute da lui eventualmente presiedute.



PER FIRMARE LA PETIZIONE CLICCA QUI:  CHANGE.ORG  



redazione InfoLab0.1

Guantanàmo detenuti costretti all’alimentazione forzata [VIDEO]

Luglio 15th, 2013 by Matteo infoLab0.1

“Tutti i criminali dovranno essere trattati come pazienti e le prigioni diventare degli ospedali riservati al trattamento e alla cura di questo particolare tipo di ammalati”.

Mahatma Gandhi

         

Manifestanti contro la Detenzione Indefinita

L’ormai interminabile sciopero iniziato a Febbraio nel campo di prigionia di Guantanàmo ha come causa principale, delle perquisizioni, eseguite con una frequenza quasi persecutoria nelle quali alcune guardie avrebbero profanato (in questo caso distrutto) svariate copie del Corano con la scusa che potessero contenere oggetti di contrabbando, ben sapendo che nessun musulmano userebbe il “Libro Sacro” come contenitore.



Le perquisizioni però non sono l’unica causa, ci spiega James Wright, avvocato d’ufficio di uno dei detenuti, i problemi, tanti e terribili per la loro detenzione sono per esempio le celle ghiacciate, l’impossibilità d’accesso alle aree di ricreazione, l’impossibilità di alcuni detenuti di bere per 2/3 giorni acqua dalle bottiglie, quindi potabile, poiché quella presente nei rubinetti dei bagni non lo è; e per ultima ma non per questo meno importante è la frustrazione di una “DETENZIONE INDEFINITA”, che vuol dire essere incarcerati  senza che sia stata formalizzata un’accusa, in questo caso, incarcerati con il solo SOSPETTO di essere terroristi.


Ora nel carcere rimangono 160 detenuti dei quali 106 sono in sciopero e 41 di questi sono sottoposti all’ALIMENTAZIONE FORZATA, pratica indecente che viene denunciata a gran voce anche dal C.A.I.R. “Council on American-Islamic Relations” che attraverso un portavoce dichiara: “l’alimentazione forzata è sbagliata sempre, ma è particolarmente grave durante il Ramadan” – ed ancora – “Non si tratta nemmeno più di un problema religioso. E’ una questione di diritti umani, in aperta violazione delle norme internazionali e dell’etica medica”.
Anche un importante leader musulmano inglese, il dottor Azzam Tamimi, ha detto “è tempo che il presidente Obama prenda una decisione coraggiosa, che possa essere apprezzato nell’intero mondo islamico”.
Lo stesso Baràk Obama peraltro ad inizio mandato, si era impegnato affinché il “carcere della vergogna” così viene soprannominato, venisse chiuso, ma ottenne pessimi risultati (problemi di fondi).

Ora, grazie al rapper e attore Yasiin Bey (Mos Def) che si è prestato a testare su se stesso, assistito da medici e infermieri la procedura di alimentazione forzata a cui sono sottoposti 41 dei 106 detenuti scioperanti, rinchiusi nel campo di prigionia di Guantanàmo.

Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. 

          Fëdor Dostoevskij, 1866





FONTE VIDEO: The Guardian


Il Regime continua, ecco la “ricetta” di Ignazio Abrignani

Luglio 12th, 2013 by Matteo infoLab0.1

No comment
Brescia, 12 maggio 2013 vi ricordate?!  Berlusconi? Contestazioni? “Malore”?
Va bene, vi rinfrescherò la memoria e vi spiegherò perché ci tengo a ricordarvelo.

Quello splendido (per via delle contestazioni!) pomeriggio a Brescia, si tenne un comizio del Popolo delle Libertà a dir poco disastroso nel quale Berlusconi, causa le tantissime contestazioni, accusò un “forte malore”. 

Nei giorni seguenti assistemmo alle lagnanti polemiche degli stessi esponenti del PdL; dal Ministro Alfano che “strigliava” in un primo momento i contestatori dal palco, e poi si rifaceva, con due furiose telefonate, prima,
sul prefetto Narcisa Brassesco Pace e subito dopo sul questore Luigi De Matteo, esigendo spiegazioni sulla “fallimentare” gestione dell’ordine pubblico. 
Fino ad arrivare all’immancabile e quasi… “invisibile“, capogruppo PdL Brunetta, il quale il giorno seguente, rilasciava un’intervista al Giornale dichiarando: 
“Se non si interviene subito, il virus delle contestazioni sistematiche sarà legittimato e diverrà endemico, così da indurre a rinunciare a incontri pubblici di chi è sgradito a qualcuno”. cit.
Bene, dopo queste “pillole di saggezza” ormai vi starete chiedendo del perché vi ho ricordato questo simpatico evento.

Ve l’ho ricordato perché questo “tragico” evento ha segnato profondamente gli animi degli esponenti del PdL, e dopo settimane di meningi spremute, l’altro ieri alla camera è approdata un’imbarazzante proposta di legge ideata da Ignazio Abrignani (PdL), che cita: “Chiunque, con qualsiasi mezzo impedisca o turbi una riunione politica, sia pubblica che privata, verrà punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 1.000 a 2.500 euro”, nel caso in cui tutto questo non bastasse, continua il testo: “se la riunione è di propaganda elettorale la multa è raddoppiata”

Ignazio “il genio”

Questa è l’idea di Ignazio “genio” Abrignani,  che peraltro dopo aver proposto questa ignobile legge dichiara in un tipico paradosso all’italiana: “la legge che preveda il carcere per chi manifesta “contro qualcuno” serve e garantire la “libertà di manifestare”

Eeeh!?! 
 
 

Ecco, dopo quest’ultimo affronto alla pubblica intelligenza, mi auguro vivamente che questa proposta rimanga tale e venga cestinata immediatamente.
D’altronde c’è stato un periodo in Italia nel quale bastava pagare qualche “trascinatore” e come per magia intere folle di “fan” urlanti acclamavano il politichetto di turno… ad oggi probabilmente tutto questo non basta più, perciò ecco fatto, un bella “legge” piena di repressione et voilà il Regime continua…


Comunicato Corso Traiano 128 Occupato

Luglio 12th, 2013 by Matteo infoLab0.1

La battaglia contro gli sfratti e per il diritto all’abitare ha segnato un nuovo importante risultato quest’oggi a Torino con la nascita di una nuova occupazione in corso Traiano 128, nel quartiere di Mirafiori. Si tratta di una palazzina di proprietà di un’azienda della grande distribuzione rimasta abbandonata ormai da alcuni anni.


L’iniziativa è stata portata avanti da alcune famiglie sfrattate affiancate dallo Sportello per il diritto alla casa Zona San Paolo, dal collettivo Prendocasa e dal comitato di quartiere di San Salvario e si pone in continuità con il corteo di alcune settimane fa che ha avviato un percorso cittadino per il diritto all’abitare e in cui il problema della casa è stato posto con forza di fronte a delle istituzioni ormai da tempo immobili e incapaci di dare risposte agli effetti della crisi.





Ad aver preso casa con l’occupazione di oggi sono ben 10 famiglie di italiani, migranti e rifugiati, tutte accomunate dalla volontà di mobilitarsi assieme per riprendersi il diritto ad un tetto sopra la testa.

Da segnalare l’atteggiamento nervoso delle forze dell’ordine che, poco dopo l’ingresso nella palazzina da parte delle famiglie e dei comitati, ha fatto giungere sul posto due volanti che hanno tentato di trattenere due compagni impegnati nella lotta per la casa e di requisire alcuni strumenti da lavoro utilizzati poco prima per l’ingresso nell’edificio. Di fronte alla reazione e alla determinazione delle persone presenti gli agenti hanno però abbandonato in fretta il tentativo e si sono allontanati.

Nel frattempo sono iniziati i lavori di pulizia e ristrutturazione all’interno dello stabile per renderlo immediatamente disponibile all’abitazione.

In una città come Torino in cui, con la crisi, la questione abitativa ha assunto da tempo i tratti di una vera e propria emergenza e in cui l’amministrazione locale si rifiuta di avviare la moratoria sugli sfratti che da più parti viene richiesta per dare il segnale di un impegno concreto su questo fronte, una decina di famiglie ha deciso oggi di prendersi autonomamente le risposte ai propri bisogni che il Comune non è in grado di dare.


di: Corso Traiano 128 Occupato

Carlo Giuliani: 18 minuti per un processo [VIDEO]

Luglio 10th, 2013 by Matteo infoLab0.1
Carlo Giuliani
Il video che Q Code Mag vi propone oggi è quello che i legali dei familiari di Carlo Giuliani hanno depositato per l’apertura di un procedimento civile di risarcimento del danno subito, dal momento che l’azione penale si fermò in una archivizione in cui si sostenne, con una perizia fantascientifica, la leggittima difesa del carabiniere Mario Placanica. I diciotto minuti sono un documentario (clicca qui) non adatto a un pubblico sensibile, o a essere visionato mentre in casa girano i più piccoli. Avvertenza dovuta.
Q Code Mag, nei giorni scorsi, ha pubblicato il documento integrale depositato in Procura. Lo abbiamo fatto perché riteniamo che quello scritto sia ancora più chiaro di molti articoli e perché crediamo nella condivisione di documenti, anche lunghi, dove il lettore può decidere se

avvalersi di una sintesi giornalistica documentata, oppure avere la possibilità di leggere direttamente la fonte. Carlo fu raggiunto da un proiettile al volto, passarono sul suo corpo agonizzante due volte con il Defender dei carabinieri. Come sostengono i legali della famiglia, corroborati dal parere del medico legale, Carlo non era ancora morto, quando gli venne tirata una sassata in piena fronte da un agente delle forze di polizia presenti sul posto.

Una storia drammatica, che si è arricchita, grazie allo studio meticoloso dei fotogrammi, di questo particolare aberrante. L’udienza in cui un giudice dovrà dire se apre il processo civile o meno è prevista per il 9 di luglio.


In Italia qualcuno ne parla? Vaccini Esavalenti ritirati in mezza Europa

Luglio 8th, 2013 by Matteo infoLab0.1

Sembra impossibile che oggi il mondo sia arrivato a questo punto. Siamo inorriditi dai giornalisti burattini del sistema.


Ritirano molti lotti di vaccino esavalente in 19 paesi al mondo e nessuno ne parla, o meglio quell’unico che ne parla riporta concetti in modo ambiguo. Immediatamente dopo ritirano 2,3 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale e tutti i quotidiani ne parlano come se fosse merito dell’efficacia e dell’efficienza del sistema di Farmacovigilanza.


Considerato che in questo paese non esistono due differenti organi di Farmacovigilanza, denominati  entrambi AIFA, è impossibile da comprendere come sia possibile incensarne l’efficacia e l’efficienza [due parole care al Servizio Sanitario Nazionale] quando solo 48 ore prima era incorsa nella più grande topica del secolo a danno della salute dei nostri figli.

Questa manovra mediatica rientra in precise tecniche di comunicazione dei media: enfatizzare una notizia per far passare assolutamente in secondo piano la notizia più importante, senza che nessuno se ne possa render conto, è un gioco risaputo.

Volete la prova? … Ve la forniamo subito!



 Dei vaccini esavalenti ritirati in mezzo mondo, destinati a neonati di 3 mesi, ancora oggi non ne parla alcun quotidiano pur sapendo che valanghe di genitori [che si scambiano informazioni in tempo reale sui social networks] hanno chiesto comprensibili rassicurazioni alle varie ASL. La notizia ufficiale del ritiro è esplosa a livello globale nella settimana dal 6 al 13 ottobre, con successivo aggiornamento in data 16 ottobre a seguito delle forti pressioni esercitate dagli stessi genitori nei confronti delle autorità preposte e della ditta produttrice.

La seconda [!!!] segnalazione dell’azienda produttrice il vaccino antinfluenzale, la olandese Crucell, che ha riscontrato “potenziali pericoli” per la salute in due [su 32] lotti del vaccino antinfluenzale Inflexal V, arrivando così alla decisione di ritirare l’intera produzione, riporta la data del 1 ottobre.

Sarà un caso?! [è sempre un caso!], ma quest’ultima notizia viene amplificata da tutti i media solo successivamente e immediatamente a ridosso del ritiro preventivo dell’Infanrix Hexa, quando il tam tam era diventato ormai di dominio pubblico sulle pagine di tutti i Ministeri della Salute… tranne il nostro, troppo impegnato a promuovere campagne vaccinali            antinfluenzali pur contro ogni evidenza scientifica di utilità!

Ciò che il nostro Ministero della Salute dimentica, così come la Farmacovigilanza dell’AIFA e i giornalisti burattini del sistema, è che in caso di ritiro di lotti vaccinali classificati con difetto di CLASSE I [il più pericoloso] vige una incontestabile disposizione EMEA riguardante i ritiri di prodotti dal mercato e gestione non conformità che impone di allertare anche i paesi non interessati dal commercio dei vaccini incriminati [pagina 22 – punto 3.2]. Perché questo non è avvenuto in Italia?

Per questo motivo, perdurando il silenzio, come privati cittadini abbiamo contattato la Segreteria del Procuratore della Repubblica di Torino Dott. Raffaele Guariniello [già noto per le inchieste riguardanti i vaccini al mercurio e i danni alla salute provocati dal vaccino pandemico H1N1, anche se – guarda caso – il suo pool è stato soggetto a smantellamento], esponendo i fatti e sentendoci invitare ad inoltrare un esposto conoscitivo alla Magistratura al fine di porre chiarezza alle tante domande rimaste senza risposta:

  • se “nessuna contaminazione è stata trovata nei prodotti”, perché li ritirano?
  • se “nessuna contaminazione è stata trovata nei prodotti”, perché è stato attribuito al difetto riscontrato la classificazione di CLASSE I?
  • chi ci assicura che siano stati effettuati controlli di qualità sui vaccini destinati ai nostri figli?
  • chi ci assicura che siano stati effettuati controlli di qualità sulle giacenze delle ASL dei vaccini destinati ai nostri figli?
  • perché ad oggi non esiste evidenza documentata dei controlli di qualità da parte del Ministero, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’AIFA, della GSK e/o di altri laboratori delegati?
  • perché ad oggi non esiste evidenza documentata dei controlli di qualità da parte del Ministero, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’AIFA e/o di altri laboratori delegati sugli altri vaccini commercializzati dalla GSK?
  • se su tutti i lotti si effettuano “controlli di qualità stringenti e standardizzati”, come possono sfuggire anche inquinanti vistosi come le polveri trovate dall’equipe del Dott. Montanari?
  • che cosa significa che la qualità è “certificata”?
  • se chi “certifica” i controlli trascura anche la presenza di polveri di Acciaio, di Piombo, di Titanio, di Tungsteno e quant’altro, che razza di “certificazione” è?

A questo punto siamo fermamente intenzionati a conoscere ufficialmente tutti i dettagli relativi ai numeri di lotto dei vaccini interessati in tutti i 19 paesi coinvolti dal provvedimento, com’è giusto che sia, e siamo fermamente intenzionati ad ottenere altrettante certificazioni ufficiali che comprovino gli avvenuti controlli di qualità sul prodotto [inclusi gli inquinanti ambientali] e sulle giacenze in dotazione alle varie ASL.

Ricordiamo che in Francia il provvedimento di ritiro precauzionale ha riguardato anche la formulazione Tetravalente e Pentavalente dello stesso Infanrix, pertanto i controlli di qualità dovrebbero essere estesi a tutti i prodotti commercializzati dalla GSK [incluso il vaccino Priorix – trivalente Morbillo Parotite Rosolia]

In questo caos totale nel quale si ritrova il nostro Paese, dove ogni giorno esce una novità in materia sanitaria, laddove ormai la coperta è troppo corta per fare anche solo finta di riscaldare un solo malato, crediamo sia importante essere coerenti e rafforzare un concetto che prosegue a sfuggire: non si gioca e non si fa mercato sulla salute dei bambini!


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