Che fantasia i razzisti italiani

Agosto 13th, 2013 by Matteo infoLab0.1
…evidente nostalgia…

Poteva esserci solo una categoria di ignoranti nel nostro Paese? 
Certo che no. 
Ecco allora i fascisti da commemorazione, i leghisti che fanno rotolare i massi sugli stranieri e gli ultras che rapinano le sorelle all’autogrill.
Desta vivo interesse in tutto il mondo il fenomeno del razzismo made in Italy: nessun altro popolo è in grado di produrre forme di razzismo sempre nuove, diverse, fantasiose come noi italiani. Confermando un primato indiscutibile nato ormai quasi un secolo fa con il fascismo.

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F-35, di nascosto il Governo ne ordina altri sette (e fanno dieci)

Agosto 13th, 2013 by Matteo infoLab0.1
F-35
Zitto zitto, quatto quatto. Ve li ricordati i fumetti? Paperino, mi pare. Oppure il Gatto Silvestro? Ogni tanto spuntava questo articolato fonosimbolismo e uno non poteva non immaginare il nostro mentre strisciava pancia a terra mentre preparava qualcosa di innominabile.
 
Bene, pare che qualche appassionato di fumetti che sta (o stava) al Governo abbia fatto lo stesso con l’F-35 e nei mesi (settimane?, non si sa) scorsi abbia ordinato alla chetichella altri sette F-35 
oltre ai tre che già sapevamo.

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Per non dimenticare 12 agosto 1944: 69 anni fa la strage nazista di Sant’Anna di Stazzema

Agosto 12th, 2013 by Matteo infoLab0.1

Lucca 12 agosto 1944, 69 anni fa, oggi. L’eccidio nazista di Sant’Anna di Stazzema fu un crimine contro l’umanità commesso dai soldati tedeschi della 16a SS-Panzergrenadier-Division “Reichsfuhrer SS”, comandata dal generale Max Simon, continuato in altre località fino alla fine del mese.
 
Ai primi di agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema era stata qualificata dal comando tedesco “zona bianca” ossia una località adatta ad accogliere sfollati: per questo la popolazione, in quell’estate, aveva superato le mille unità. 

Il Quirinale piu’ costoso dell’Eliseo e di Buckingham Palace messi insieme

Agosto 11th, 2013 by Matteo infoLab0.1
il Quirinale
Il Quirinale piu’ costoso dell’Eliseo e di Buckingham Palace messi insieme spese cresciute del 61% in 10 anni.
I bilanci di Buckingham Palace sono reperibili nei minimi dettagli su internet all’indirizzo www.royal.gov.uk/output/page3954.aspx , con tutte le voci relative ad entrate ed uscite: così si può leggere ad esempio che i dipendenti a tempo indeterminato a carico della Civil List alla fine del 2005 erano 310, cioè 3 in più rispetto all’anno prima, che la regina ha avuto regali ufficiali per 152.000 euro, che nelle cantine reali sono stoccati vini e liquori “in ordine di annata”, per un valore stimato in 608.000 euro, che le uniformi 

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La vulnerabilità delle donne immigrate tra tratta, sfruttamento e clandestinità

Agosto 10th, 2013 by Matteo infoLab0.1
Nel Rapporto 2013 di Amnesty International dedicato all’Italia, viene menzionata la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, che dopo i 124 casi di femminicidio del 2012 (stimati dalla Casa delle donne di Bologna) ha raccomandato la creazione di un’istituzione nazionale indipendente per i diritti umani con una sezione dedicata, l’approvazione di una legge sul tema e la modifica del reato d’immigrazione irregolare per garantire accesso alla giustizia alle migranti in situazione d’irregolarità.

 

Esortazioni a cui si dimostra favorevole anche Maura Misiti, coautrice del libro-progetto “Ferite a morte” di Serena Dandini e ricercatrice al Cnr di Roma, dove da circa vent’anni studia la problematica della violenza di genere.
 
“Effettivamente – spiega – se si analizzano i dati raccolti dal numero verde antiviolenza delle Pari opportunità, 1522, si evidenzia che circa il 9% delle donne che si rivolgono al servizio sono straniere. Il 53% di queste denunciano casi di violenza fisica, contro un 35% di donne italiane. E per quanto riguarda la violenza psicologica si parla di un 18% di straniere contro il 12% di connazionali, dove generalmente l’autore della violenza subita è il marito, convivente o fidanzato.

 

Alcune invece contattano il numero solo per richiedere informazioni di largo raggio, sul come fare le denunce o sulle norme di custodia dei figli. Un elemento che serve a capire le difficoltà che le migranti incontrano proprio a livello di accesso alle informazioni e ai servizi, oltre alla comprensione linguistica”.

Oggi la Direttiva Europea n. 29 del 25 ottobre 2012 istituisce le norme minime in materia di diritti di informazione, di assistenza linguistica e protezione delle vittime di violenza, tenendo conto anche delle donne e dei minori stranieri. Disposizioni che potrebbero mettere in discussione delle norme attualmente in vigore in Italia. Dal Rapporto ombra della piattaforma italiana Lavori in Corsa: 30 anni Cedaw  risulta infatti che la protezione delle vittime di tratta e sfruttamento sessuale, generalmente senza documenti in regola, sia resa più complessa dalle modifiche introdotte dal Pacchetto Sicurezza del 2009, giacché è evidente che “se per informarsi o esporre denuncia queste persone rischiano di essere trattenute ed espulse, ovvero soggette a procedimenti penali, la richiesta di aiuto diminuisce drasticamente” soprattutto quando “la denuncia degli sfruttatori non sempre garantisce alle vittime un’adeguata protezione”.

“Oltre a questo – afferma Maura Misiti – se si vuole realmente contrastare la tratta di esseri umani bisognerebbe monitorare il fenomeno con una raccolta sistematica dei dati a livello globale, come ha fatto recentemente l’Eurostat, dove emerge che il nostro Paese ha il primato per tratta di esseri umani: su 23.632 vittime nell’Unione europea, 6.426 sono in Italia. Altrettanto inquietante è il fenomeno della tratta dei minori, che possono arrivare in Europa anche con modalità legittime come motivi di studio o adozione, tanto che dal 23 ottobre 2012 è  entrata in vigore la legge italiana di ratifica della Convenzione di Lanzarote.

Spostando l’attenzione sulle donne straniere che lavorano come colf o badanti in Italia, il Rapporto ombra della Cedaw cita un’indagine del 2007 in cui si evidenziava un 17,5% di vittime di discriminazione, con un 23% di maltrattamenti e sfruttamenti economici e un 16,9% di molestie sessuali, “generalmente sottaciute a causa della condizione di isolamento, per paura di perdere il lavoro, la casa, o di essere passibili di denuncia e di espulsione se irregolari”.

“Il fenomeno delle collaboratrici domestiche straniere – afferma Maura Misiti – è decisamente poco conosciuto e include situazioni di enorme vulnerabilità, laddove esiste un rapporto diretto col proprio datore di lavoro. Un’area di sommerso e clandestinità che le svariate leggi fatte non hanno risolto, anzi incentivando il lavoro nero. Una questione che mette peraltro in discussione il sistema di welfare italiano, dove la famiglia si trasforma in ammortizzatore sociale, spesso scaricandosi sulle sole donne”.

Interpellata sul fenomeno delle mutilazioni genitali femminili nel nostro Paese, Maura Misiti risponde: “Dal 2006 esiste una legge che punta sulla prevenzione, con linee guida del ministero della salute rivolte agli operatori sociosanitari che però non hanno avuto una grande diffusione. Una ricerca del 2009 stima che in Italia vi siano circa 35.000 vittime di mgf, di cui un migliaio di potenziali vittime con età inferiore ai 17 anni. Comunque le cose iniziano a muoversi anche nei paesi d’origine delle immigrate, e oggi ben 18 Paesi africani hanno una legge nazionale che sanziona la pratica”.
 

Maura Misiti

“Un altro dramma a cui bisognerebbe dare risalto – continua Maura Misiti – è quello della violenza  all’interno dei Centri di Identificazione ed Espulsione. Limbi con persone molto vulnerabili e senza diritti, dove la cronaca ha evidenziato una lunga cronologia di stupri e maltrattamenti, ben documentati dal movimento “Donne contro i Cie”.

 

 In quanto alla ratifica della Convenzione di Istanbul votata all’unanimità dal parlamento italiano, Maura Misiti conclude: “L’entrata in vigore è condizionata dalla ratifica di almeno 10 Paesi, di cui 8 appartenenti al Consiglio di Europa, e l’Italia è il quinto ad aver aderito. Quindi, anche se rappresenta un segnale politico molto importante, c’è ancora tanta strada da fare prima che la convenzione venga realmente applicata, anche a livello nazionale, attraverso un processo di implementazione di interventi legislativi, di sensibilizzazione e di prevenzione, includendo la creazione di un osservatorio nazionale sul fenomeno. Per concludere vorrei ricordare che la Convenzione prevede indicazioni specifiche verso le donne migranti e richiedenti asilo, rese particolarmente vulnerabili dal loro status“.


FONTE: il Fatto Quotidiano, articolo di Erika Farris

Berlusconi a reti unificate: si sente puzza di P2 [VIDEO]

Agosto 8th, 2013 by Matteo infoLab0.1
 
-di Loris Mazzetti-  

La manifestazione di via del Plebiscito non è stata eversiva ma folcloristica: un raduno di nostalgici come avviene ogni anno a Predappio. Se il pregiudicato Berlusconi fosse convinto di avere tutto il “popolo” del centrodestra dalla sua non aspetterebbe un minuto per tornare al voto. Erano circa tremila persone come quelle che Marco Travaglio e Roberto Saviano portano alle loro performance con la differenza che da loro si paga un biglietto e se il pubblico vuole un 



panino, una banana o una bottiglia d’acqua, paga anche quelle, mentre a Roma, oltre al viaggio, tutto era gratis come hanno raccontato alcuni anziani al Tg3. Il Che di Arcore è un attore nato con straordinarie battute da avanspettacolo: “Non ho mai telefonato neanche al centralino di Mediaset per non essere accusato di conflitto d’interessi”.

La differenza tra via del Plebiscito e Predappio sta nella ripresa televisiva ben orchestrata, la regia ha usato sapiente grandangoli, mai inquadrato la fine della strada e sempre le bandiere di Forza Italia di quinta. La messa in scena ha raggiunto il culmine quando il pregiudicato si è avvicinato ai fan e la telecamera che lo seguiva ha indugiato sui particolari delle mani che si stringevano. A Roma l’unico eversore era lui e le sue parole contro la magistratura sono da denuncia penale. Il Capo dello Stato, che è anche il presidente del Csm, cosa aspetta ad intervenire?

Purtroppo il berlusconismo ha annacquato le menti, come è accaduto la sera della conferma della condanna per frode fiscale, gli speciali tv si sono sprecati: da Porta a porta a Mentana passando da Rete 4. Il Che di Arcore, ha compiuto l’ennesimo atto eversivo, passato sotto il silenzio generale: ha consegnato a tutte le tv un video di ben 9 minuti che i fedelissimi, primo fra tutti Bruno Vespa, hanno trasmesso per intero[VIDEO]. Il pregiudicato ha potuto entrare nelle case dei cittadini per dichiararsi innocente e definendo la Giustizia “vile”. Tutti i commentatori hanno analizzato la sua immagine: grasso, gonfio, stanco, distrutto, molto provato. E la messa in onda del video tutto normale? Nel 1994 quando il pregiudicato cominciò a mandava le cassette in Rai c’erano giornalisti come Roberto Costa, responsabile del telegiornale della Lombardia, che, quando Rossella, direttore del Tg1, gli telefonò chiedendogli di mandare ad Arcore qualcuno a ritirarla rispose: “Posso mandare una troupe con un giornalista per l’intervista, non siamo un’agenzia di pony express”.

In questi giorni in Italia si è sentita una grande puzza di P2.

FONTE: Il Fatto Quotidiano

Una tassa sulla morte

Agosto 7th, 2013 by Matteo infoLab0.1

Pierre Moscovici

La fantasia dei liberisti europei non ha limite, soprattutto quando diventa realtà. Sulla base del principio della “tassa di uscita” per i contribuenti che lasciano la Francia per approfittare della tassazione più bassa in altri paesi, il Ministero dell’Economia francese ha pensato di espandere il principio anche per i defunti. Il ministro Pierre Moscovici infatti sostiene l’idea che la morte è un ritiro definitivo dal pagamento delle imposte e che quindi può essere tassato.



Il principio divide al momento i vertici dello stato: se Palazzo Matignon ritiene che la soluzione a lungo termine possa rivelarsi come radicale e impopolare, il Presidente della Repubblica è preoccupato che questa abbasserà ancora di più la sua popolarità. Una cosa è certa: questa “tassa di uscita finale” non sarà attuata prima delle elezioni comunali del 2014.
La principale riluttanza di Francois Hollande è che questa tassa colpirà tutta la società contrariamente alla sua precedente posizione che aveva invece colpito categorie specifiche, in molti casi diverse dal suo elettorato tradizionale. Hollande in un recente discorso televisivo aveva promesso di non introdurre nuove tasse per francesi, tuttavia, il suo annuncio è stato spazzato via dai suoi consiglieri. La morte fisica legalmente corrisponde all’estinzione di nazionalità.
La BCE ha inviato un osservatore, con il compito di preparare una relazione sulla misura. In caso di successo, il principio della “tassa di uscita finale” potrebbe essere applicata ad altri paesi della zona euro, in difficoltà economiche. Ovviamente occorrerà definire con precisione i contorni di questa “tassa di uscita finale”. Secondo alcune fonti però passato nel mese di agosto, verrà avviato con la massima discrezione una indagine speciale. La “tassa di uscita finale”, in combinazione con le leggi vigenti in materia di tasse di successione, potrebbe presto diventare ben presto la tassa statale più redditizia. Insomma non solo il grande capitale punta a farci morire prima per risparmiare sui costi previdenziali, ma vuole renderci più oneroso anche il trapasso. Dobbiamo fermarli, con ogni mezzo necessario.


FONTE: Contropiano

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Morti sul lavoro, sono 700 non 348 nei primi 6 mesi del 2013. Facciamo chiarezza sui numeri

Agosto 7th, 2013 by Matteo infoLab0.1

Dal 1° gennaio al 31 luglio 2013 sono morti sui luoghi di lavoro 348 lavoratori, 50 nel mese di luglio e 69 in giugno, se contiamo le morti sulle strade e in itinere si arriva a superare le 700 vittime. Dopo tanti anni di denuncia del fenomeno da parte nostra, finalmente si comincia a fare chiarezza sulla vera entità del numero di morti sul lavoro. Nel suo rapporto l’INAIL dichiara che i morti sul lavoro nel 2012 sono stati 790, compresi 409 lavoratori morti sulle strade. Se si detraggono i 409 morti sulle strade per l’INAIL nel 2012 risultano 381 lavoratori morti sui luoghi di lavoro.




Noi dell’Osservatorio ne abbiamo registrati nel 2012 ben 624 solo sui luoghi di lavoro. Come mai questa differenza del 40%? Ancora nel rapporto INAIL si legge che le denunce per infortuni mortali nel 2012 sono state oltre 1296, una palese contraddizione che è opportuno approfondire. Chi sono e cosa facevano nel momento dell’infortunio queste centinaia di lavoratori che l’INAIL non inserisce tra le morti sul lavoro pur essendoci una denuncia d’infortunio mortale? L’Osservatorio già il 1° gennaio 2013 scriveva che i morti nel 2012 erano complessivamente più di 1180. Dal 1° gennaio 2008, giorno d’apertura dell’Osservatorio si è sempre parlato di “favolosi” cali delle morti sul lavoro. Sapete di quanto è stato questo calo al 31 luglio 2013 rispetto al 31 luglio 2008? Del 2,8%.

E proprio grazie a questi presunti cali ci si è permessi di alleggerire la normativa sulla Sicurezza sul lavoro: meno ispettori, meno controlli, meno intralci burocratici per le imprese, e tutto a spese della Sicurezza per i lavoratori. Il 31 luglio 2012 erano morti sui luoghi di lavoro 360 lavoratori contro i 348 del 31 luglio del 2013 e tenendo conto che dall’anno scorso sono stati tagliati posti di lavoro e la cassa integrazione è cresciuta in modo drammatico, il risultato non è certo incoraggiante. Al contrario nonostante la crisi in proporzione assistiamo ad un aumento del fenomeno che ci vede primi in Europa in rapporto al numero di abitanti, il solo parametro valido per valutare l’andamento delle morti in una provincia o in una regione. Questo perché a morire sono in larga parte persone che non dispongono di un’assicurazione e che non rientrano nelle statistiche ufficiali.


Noi pensiamo ci sia la necessità di fare la massima chiarezza su un aspetto fondamentale: noi consideriamo morti sul lavoro tutti i lavoratori che muoiono mentre lavorano, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa che spesso è diversa o addirittura non esiste (lavoro nero).






È raccapricciante pensare che un terzo dei lavoratori morti ha oltre 60 anni e che la riforma Fornero abbia inciso notevolmente su queste morti, non avendo fatto nessuna distinzione nell’allungamento dell’età pensionabile tra chi svolge un lavoro pericoloso e usurante e chi uno d’ufficio. Tutti gli anni assistiamo ad una strage di agricoltori schiacciati dal trattore e di edili, nell’indifferenza della politica, di tutta la nostra classe dirigente e di quasi la totalità dei media i quali danno visibilità al fenomeno solo quando si parla di scandali, di cronaca nera e di politica. In questi primi sette mesi il 38,6% dei morti sul lavoro è nel comparto agricolo: quasi i due terzi delle vittime in agricoltura sono dovuti allo schiacciamento dal trattore. Le morti nel comparto dell’edilizia risultano il 24,4% sul totale.

Il 19,1% nei servizi, il 6,39% nell’industria,  il  5,5 % nell’autotrasporto.  Poi ci sono i lavoratori morti sulle strade e in itinere che sono considerati a tutti gli effetti morti per infortuni sul lavoro e che sono almeno altri 350 dall’inizio dell’anno. Moltissimi di questi decessi sono considerati come morti per incidente stradale, ma in effetti molti di questi sono lavoratori che si spostano sulle strade e autostrade, dal sud al nord o viceversa e spesso nascondono lavoro nero che è impossibile riuscire a quantificare nell’interezza (e anche noi non inseriamo le vittime d’infortuni per l’impossibilità di quantificarli). L’opinione pubblica ha la sensazione che a morire siano soprattutto operai nelle fabbriche mentre sono “solo” il 5,6% dall’inizio dell’anno, mentre nel 2012 furono il 7% del totale, per la stragrande maggioranza nelle piccolissime aziende dove il sindacato e la prevenzione non esistono. Lo Stato attraverso vari enti spende milioni di euro per corsi che a nostro giudizio non hanno utilità se non quella di riempire le tasche di chi li organizza.

Agli agricoltori che muoiono così in tanti cosa viene offerto in termini di conoscenze, aiuti per migliorare i mezzi e la prevenzione? E per gli edili che muoiono con le stesse percentuali in piccolissime aziende, che cadono dall’alto o travolti dai mezzi che guidano loro stessi o i loro colleghi, o dal materiale che stanno manovrando, cosa si fa? Che conoscenze si danno e cosa si fa per rendere più sicuro il lavoro di persone che spesso non conoscono neppure l’italiano e lavorano in nero o in grigio per 10 o 12 ore al giorno svolgendo attività faticose e poco sicure? È molto frustrante scrivere ogni anno le stesse cose e vedere i dati delle solite statistiche che ti dicono che i morti sono molto meno numerosi. Questo cosa significa? Che in realtà la Sicurezza sui luoghi di lavoro complessivamente sta calando causa minori controlli dovuti allo stanziamento di meno risorse da parte degli ultimi governi

Le statistiche ufficiali sono alterate perché mettono assieme i morti sui luoghi di lavoro e quelli che muoiono sulle strade e in itinere che sono un’altra cosa; l’assicurazione INAIL in itinere è sacrosanta, ma come si fa a non distinguere quantitativamente e qualitativamente gli interventi da mettere in atto se non fa un distinguo tra i due fenomeni? Occorre sapere con chiarezza come intervenire se si vuol salvaguardare la vita di chi lavora. E’ intollerabile che un paese come il nostro che ha 60 milioni di abitanti conti tantissimi morti in più sui luoghi di lavoro degli altri grandi paesi europei.



Tra l’altro l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro è visto spesso con sufficienza, con fastidio o come un intruso dalla politica (tutta) e anche da molte organizzazioni dei lavoratori. E questo è molto triste. Chi si sta preoccupando della vita e della sicurezza dei lavoratori che lavorano per la maggior parte in fabbriche che non sono adeguate alle norme antisismiche del 2005? Chi sta facendo i controlli necessari che li mettano al sicuro in caso di altre scosse di terremoto come quelle che hanno colpito l’Emilia nel 2012? 


FONTE: Articolo 21 articolo di Carlo Soricelli

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Petizione: Costituzione, “non vogliamo la riforma della P2”. Firma l’appello

Agosto 5th, 2013 by Matteo infoLab0.1

Buongiorno a tutti,

vorrei sottoporre alla vostra attenzione questo appello, lanciato un mese fa da Antonio Padellaro direttore di “il Fatto Quotidiano”.


Per maggiori e più dettagliate informazioni, pubblicherò a seguire il testo della petizione, che comunque potrete trovare anche su Change.org appena deciderete di firmare. Aspettando l’ultima firma che chiuderà la petizione, colgo l’occasione per ringraziare tutti per la partecipazione.
In fondo al testo troverete il link per arrivare direttamente alla pagina che vi consentirà di apporre la vostra importantissima firma.



APPELLO:
Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “Premier assoluto”, è ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, rinviando di mesi la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale.




In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera dei Deputati ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione dall’articolo 138, che fa saltare la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.

Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato sui binari della legalità costituzionale.

Chiediamo, innanzitutto, che l’iter di discussione segua tempi rispettosi del dettato costituzionale, che garantiscano la necessaria ponderazione delle proposte di revisione, il dovuto approfondimento e anche la possibilità di ripensamento.

Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge costituzionale, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito che si sta svolgendo nelle aule parlamentari.



In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta costituzionale.


L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al Governo un potere emendativo privilegiato, l’impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del Governo o del Comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai Regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e  comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento.

Vi chiediamo ancora che i cittadini possano liberamente esprimere il loro voto su progetti di revisione chiari, ben definiti e omogenei nel loro contenuto.

L’indicazione generica di sottoporre a revisione oltre 69 articoli della Costituzione, contrasta con questa esigenza e attribuisce all’istituendo Comitato parlamentare per le riforme costituzionali indebiti poteri “costituenti” che implicano il possibile stravolgimento dell’intero impianto costituzionale.

Non si tratta di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Carta fondamentale non consentita dalla Costituzione, aperta all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari.

Chiediamo che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138.

Vi chiediamo infine di escludere dalle materie di competenza del Comitato per le riforme costituzionali la riforma del sistema elettorale che proprio per il suo significato politico rilevantissimo ha un effetto distorsivo nell’ottica della revisione costituzionale.

E’ in gioco il futuro della nostra democrazia.

Assumetevi la responsabilità di garantirlo.

Per firmare la petizione clicca sull’icona: 


Grazie a tutti,

@redazione +InfoLab0.1

Chiamiamola tortura: per l’introduzione del reato nel codice penale italiano

Agosto 3rd, 2013 by Matteo infoLab0.1
Avevo già in almeno altre due occasioni trattato il tema “Tortura” per l’introduzione del reato di tortura nel codice penale.* in Italia, ed oggi torno a chiedere 5 minuti del vostro tempo per firmare una petizione proposta da Associazione Antigone.
Qui sotto vi riprongo l’appello che comunque ritroverete sul sito. Spero sinceramente che chiunque di voi legga questo articolo firmi anche la petizione. 
Grazie a tutti per la collaborazione, 
redazione +InfoLab0.1 
– APPELLO –
Chiamiamola tortura: per l’introduzione del reato nel codice penale italiano (scarica il documento PDF). In Italia la tortura non è reato. 





 

In assenza del crimine di tortura non resta che l’impunità.La violenza di un pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino non è una violenza privata. Riguarda tutti noi, poiché è messa in atto da colui che dovrebbe invece tutelarci, da liberi e da detenuti.
Sono venticinque anni che l’Italia è inadempiente rispetto a quanto richiesto dalla Convezione contro la tortura delle Nazioni Unite, che il nostro Paese ha ratificato: prevedere il crimine di tortura all’interno degli ordinamenti dei singoli Paesi.
Quanto accaduto nel 2001 alla scuola Diaz ha ricordato a tutti che la tortura non riguarda solo luoghi lontani ma anche le nostre grandi democrazie. Il caso di Stefano Cucchi, la recente sentenza di un giudice di Asti e tanti altri episodi dimostrano che riguarda anche l’Italia.
Per questo chiediamo al Parlamento di approvare subito una legge che introduca il crimine di tortura nel nostro codice penale, riproducendo la stessa definizione presente nel Trattato Onu. Una sola norma già scritta in un atto internazionale. Per approvarla ci vuole molto poco.

Qui sotto riporto il link per firmare la petizione. Grazie!!!

Osservatorio Antigone  Chiamiamola tortura: per l’introduzione del reato nel codice penale italiano









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